Attenzione: l’articolo che segue contiene spoiler sulla puntata speciale Sherlock: The Abominable Bride
All’indomani dallo strepitoso A Study in Pink che ci ha presentato Sherlock Holmes come un giovane uomo metropolitano, adattare l’opera di Conan Doyle ai nostri giorni è parsa l’operazione più naturale e ovvia per un testo del genere. Ma, appunto, dopo che era già stato fatto, perché prima sembrava che le vicende dell’investigatore più famoso del mondo fossero indissolubilmente legate alla Londra vittoriana tutta trine, lampade a gas e nebbia mista ai fumi della seconda rivoluzione industriale.
Moffat e Gatiss hanno dimostrato che l’essenza di Sherlock Holmes risiede altrove: nella peculiarità del suo intelletto, nell’applicazione del metodo deduttivo, nell’ironia acuta e pungente, e nel desiderio di Sherlock Holmes di privilegiare casi che rappresentino anche affascinanti studi sulla natura umana. L’inverness e il deerstalker sono creazioni che dobbiamo alla matita di Sidney Padget, lo storico illustratore dello Strand Magazine, non alla penna di Conan Doyle. Per quanto i capi siano divenuti elementi iconici, non sono tratti imprescindibili di Sherlock Holmes: i metodi investigativi, il rapporto con John Watson, gli elementi insoliti e grotteschi delle loro avventure, al contrario, lo sono.
Moffat e Gatiss, dopo aver dimostrato di saper essere fedeli al canone, pur rinunciando alle particolarità più universalmente conosciute, si sono concessi, in modo meritatamente compiaciuto, di reintrodurre Sherlock e Watson nel loro ambiente originario: la Londra del 1895. Ma attenzione. Lo speciale natalizio non è comunque lo Sherlock Holmes di Conan Doyle, continua a essere lo Sherlock di Moffat e Gatiss. Le citazioni, le allusioni al canone letterario, sono numerose e frequenti – i cinque semi d’arancio, il carbonchio azzurro, la mole di Mycroft, interi passaggi presi verbatim dai testi – ma l’asola bordata di rosso a richiamare il moderno cappotto Belfast parlava chiaro fin dalle immagini promozionali. Gli autori stanno omaggiano il loro Sherlock.
The Abominable Bride sarebbe potuto essere un semplice divertissement, un brillante stratagemma per trasformare il canone in una realtà alternativa, ma mano a mano che la storia prosegue diventa evidente che siamo davanti a qualcosa di più complesso e stratificato: un viaggio all’interno della mente di Sherlock.
Il continuo riferimento alla “seven per cent solution” utilizzata da Sherlock Holmes è un rimando a quello che probabilmente è il pastiche più noto e interessante. The Seven-Per-Cent Solution è un romanzo ad opera di Nicholas Meyer. Il testo è il resoconto dell’incontro tra uno Sherlock sempre più dipendente dalla cocaina, e Freud. Con l’aiuto dello psicanalista, Holmes può finalmente scendere a patti con la realtà: Moriarty è un costrutto della sua psiche creato per rimuovere un trauma dell’infanzia. I due racconti di Watson, Il Problema Finale e La Casa Vuota, figurano come due falsi scritti e pubblicati per dare tempo a Holmes di curarsi in solitudine, lontano dal pubblico dei lettori.
In modo simile, in The Abominable Bride Sherlock viaggia all’interno della sua mente per capire perché Moriarty continua a vivere nel suo subconscio. La mente di Sherlock è così brillante da essere diventata la peggior nemica di sé stessa. Ricordiamo che Watson aveva già diagnosticato dal primo incontro la più grande fragilità dell’amico. Sherlock sarebbe stato disposto a morire pur di dimostrare di essere più intelligente di chiunque altro. La realtà alternativa creata da Sherlock è così ricca, sofisticata e dettagliata da essere diventata una trappola per il suo stesso ideatore. Il problema è che un esperimento di questa portata, per essere messo in moto, ha bisogno di carburante ben più forte della seven percent solution.
Nel presentare lo speciale gli autori avevano dichiarato che l’episodio vittoriano sarebbe stato slegato dalla continuity e godibile anche come episodio autoconclusivo. Hanno mentito dicendo la verità. Saltando a piè pari questa puntata, tutto quello che c’è da sapere per riprendere la visione è che Sherlock ha finalmente capito in che termini è avvenuto il ritorno di Moriarty (effettivamente morto).
Purtroppo l’episodio è macchiato da una trattazione condiscendente del femminismo. Sono convinta che Moffat ci tenga davvero a far sapere che lui è “una di noi”, ma la sequenza catacombale è un girato che per tono e ambientazione potrebbe appartenere a un episodio di Doctor Who, e in questo caso il paragone non è un complimento. Moffat presenta le suffragette come aderenti a un movimento di casalinghe neglette e maltrattate. Ma, caro Moffat, si può aspirare al diritto di voto e alla pari dignità anche in assenza di un marito violento, e anche in presenza di un marito attento. Addirittura anche in assenza di un marito.
The Abominable Bride, al netto di una trattazione semplicistica del femminismo, resta un gratificante gioco con il canone, e un riflettore puntato sull’alchimia e le doti attoriali dei protagonisti.
Quando la scrittura, senza perdere di vista i personaggi e il fine della storia, riesce a tenere insieme in armonia autoreferenzialità e gusto per la battuta, siamo di fronte a uno dei migliori episodi di serie: brillante e sofisticato. Quando non accade, siamo di fronte a Moffat che, esattammente come Sherlock, può diventare il peggiore nemico di sé stesso per dimostrare di essere il più intelligente di tutti.
Nota
Lo speciale Sherlock: The Abominable Bride ha ricevuto l’onore della distribuzione nelle sale cinematografiche in selezionati cinema. L’uscita italiana è fissata per il 12 e 13 gennaio. Qui trovate maggiori informazioni relative alla distribuzione. La versione apprezzabile in sala, rispetto a quella trasmessa da BBCOne, contiene materiale aggiuntivo con circa venti minuti di dietro le quinte e curiosità relative a dettagli di scena.
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Grazie!
L’episodio mi è piaciuto molto(è Sherlock! Moffat e Gattis potrebbero sceneggiare la giornata tipo di mia nonna e verrebbe comunque godibile), ma devo dire la verità è diversa da come me l’ aspettavo. Credevo che fosse molto più slegata dal resto della serie(una specie di classico film di sherlock holmes ma con Freeman, Cumberbatch e compagnia), mentre in realtà risulta praticamente incomprensibile se non si è visto almeno le ultime due stagioni. La prima volta che Sherlock parla al maschile invece che al femminile, pensavo solo che fosse una strizzatina d’occhio degli sceneggiatori agli spettatori della serie, non mi aspettavo che sarebbe diventato il tema principale della seconda metà dell’episodio